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Giangiacomo D'Ardia




Biografia

Nato a Roma nel 1940, Giangiacomo D'Ardia si è laureato in Architettura nel 1969 presso la Sapienza Università di Roma, sotto la guida del celebre architetto Ludovico Quaroni. La sua carriera accademica è stata intensa: tra il 1989 e il 2009 ha ricoperto il ruolo di professore di Composizione Architettonica presso la Facoltà di Architettura di Pescara, contribuendo in modo determinante alla formazione di una nuova generazione di architetti. Successivamente, è diventato direttore del Dipartimento di Architettura e Urbanistica della stessa facoltà. Ha inoltre tenuto lezioni e conferenze in prestigiose università internazionali, come quelle di Buenos Aires, Lubiana e Waterloo. Parallelamente all'attività accademica, D'Ardia ha sviluppato una prolifica carriera di progettista.

Negli anni ’60, D’Ardia ha mosso i primi passi nel mondo professionale, lavorando su una vasta gamma di progetti, dai grandi edifici pubblici alle intime abitazioni private, fino alla progettazione di interi spazi urbani. Il suo lavoro si è sempre distinto per un approccio concettuale e sperimentale, caratterizzato da un uso innovativo dei materiali e da una grande attenzione al dettaglio. Nonostante non abbia potuto prendere parte attivamente ai movimenti studenteschi a causa degli impegni militari come sottotenente di Artiglieria da campagna, Giangiacomo D’Ardia ha iniziato la sua carriera professionale come architetto negli anni Sessanta. Inizialmente, ha collaborato con alcuni ex compagni di università, ma ben presto ha intrapreso un sodalizio più duraturo con Dario Passi. Insieme, hanno lavorato a importanti progetti come quelli per le università di Firenze e Cagliari e per i centri direzionali di Perugia e Firenze.

 Il riconoscimento internazionale è arrivato nel 1984, con l’assegnazione del prestigioso Leone d’Oro alla Biennale di Venezia. Questo premio ha consacrato D’Ardia come uno dei maggiori esponenti dell’architettura italiana del suo tempo. Nel 1985, insieme ad Ariella Zattera e Teresita D'Agostino, ha vinto il prestigioso Leone di Pietra per il progetto del nuovo Museo di Arte Contemporanea a Ca' Venier dei Leoni.

 I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre, tra cui le Biennali di Venezia e la mostra "Dibuixos de Architects" a Barcellona. D'Ardia si è sempre interessato alla ricerca teorica e alla divulgazione. È stato direttore di diverse riviste specializzate, tra cui "Piano Progetto e Città", e ha pubblicato numerosi saggi e articoli su temi legati all'architettura, al paesaggio e all'urbanistica. I suoi scritti sono apparsi su prestigiose riviste internazionali come "Casabella", "Domus" e "Architecture d'aujourd'hui.




L’incontro con Ariella Zattera e una nuova fase creativa

Un incontro fondamentale per la sua carriera è stato quello con Ariella Zattera, avvenuto a Venezia in occasione della prima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale nel 1980. Da questa collaborazione è nata una proficua partnership che ha portato alla realizzazione di numerosi progetti, spesso incentrati sulle città di Roma e Venezia.

Insieme ad altri colleghi, D’Ardia ha partecipato alla XVII Triennale di Milano con il progetto della Foresteria per i deputati al Parlamento. Negli anni successivi, la collaborazione con Zattera si è concentrata sullo sviluppo di progetti per centri minori, con l’obiettivo di valorizzare le specificità di questi contesti e di promuovere un’architettura attenta al territorio.


Scuola di Pescara e l’attenzione al paesaggio

Sotto la guida di Giangiacomo D'Ardia, la Scuola di Pescara ha rivoluzionato il modo di concepire l'architettura. Anziché limitarsi a progettare edifici isolati, gli architetti formatisi a Pescara hanno sviluppato una profonda sensibilità per il contesto territoriale e il paesaggio circostante. L'architettura, secondo questa scuola, non è un elemento estraneo al territorio, ma deve integrarsi con esso, valorizzandone le caratteristiche e dialogando con la natura.

Un'attenzione particolare è stata dedicata ai temi della sostenibilità ambientale e sociale. L'architettura, per la Scuola di Pescara, deve rispondere alle esigenze delle comunità locali, minimizzando l'impatto sull'ambiente e valorizzando le risorse naturali.

Inoltre, gli architetti pescaresi hanno sempre creduto nell'importanza del patrimonio culturale come elemento identitario di un luogo. Molti dei loro progetti sono stati dedicati al recupero di edifici storici e al riuso creativo di aree dismesse, contribuendo così a valorizzare il passato e a renderlo parte integrante del presente.

Infine, D'Ardia ha sempre sottolineato il ruolo dell'architettura come linguaggio. Gli edifici, secondo lui, non sono solo strutture funzionali, ma veicoli di significati e valori. L'architetto ha il compito di utilizzare questo linguaggio in modo consapevole, creando spazi che emozionino e migliorino la qualità della vita delle persone.


Il disegno: cuore pulsante del lavoro di D'Ardia

“Ma prima di tutto occorre ristabilire l’importanza del visibile, perciò occorre imparare nuovamente a disegnare”.

Nel lavoro di Giangiacomo D'Ardia, il disegno non è solo uno strumento tecnico, ma un vero e proprio linguaggio che permea ogni fase del processo creativo. È grazie al disegno che l'architetto è in grado di scomporre la complessità del reale e di comprendere a fondo il luogo su cui intende intervenire. Attraverso schizzi e rappresentazioni grafiche, D'Ardia riesce a individuare le relazioni tra gli elementi del contesto, a coglierne le potenzialità e a definire una strategia progettuale coerente. Ma il disegno non è solo un mezzo di analisi, è anche uno strumento di sintesi potente. Grazie alle rappresentazioni grafiche, D'Ardia è in grado di comunicare in modo efficace la sua visione ai colleghi, ai committenti e al pubblico, rendendo comprensibili anche i progetti più complessi. Inoltre, il disegno è uno strumento fondamentale per lo sviluppo del progetto architettonico. Attraverso una serie di schizzi e bozzetti, D'Ardia esplora diverse soluzioni progettuali, confrontandole e affinandole fino a trovare quella più adatta al contesto e alle esigenze del cliente. Infine, il disegno è un linguaggio universale che supera le barriere culturali e permette di coinvolgere i cittadini nel processo di progettazione. Grazie alle rappresentazioni grafiche, è possibile creare un dialogo costruttivo e partecipato,
favorendo una maggiore consapevolezza e un più ampio consenso attorno ai progetti. 


Poetica e Opere

La poetica di Giangiacomo D'Ardia si articola attorno a una visione complessa e stratificata dell'architettura, in cui il passato è ridotto a pretesto figurativo piuttosto che a riferimento diretto. L'approccio astorico, condiviso con A. Zattera, si esprime attraverso un dialogo tra il frammento piranesiano e il minimalismo americano, creando un classicismo che si presenta in una forma frammentaria e dissonante.
 Questa frammentarietà non solo evidenzia una drammatica impossibilità di creare progetti moderni compiuti, ma genera anche una sensazione di spaesamento. La discrezione misurata nei suoi disegni lo distacca dai surrealisti, pur mantenendo un senso di solitudine che ricorda l'opera di Edward Hopper, esprimendo una sospensione e una perdita di punti di riferimento.
 Le diacronie cromatiche nei suoi lavori evidenziano un dialogo costante tra forme architettoniche e il loro contesto, spesso rovesciando quest’ultimo per esplorare nuove dinamiche spaziali. D'Ardia sembra quindi invitare a riflettere su come l'architettura possa esistere in un'interazione continua e complessa con il tempo e lo spazio, rivelando una profondità poetica che sfida le convenzioni tradizionali.

Chiesa Sant Ambrogio ad Urbem Quartiere Gallaratese

“piano delle 25 chiese introdotto dal Cardinal Montini anni addietro”
La chiesa è particolare per la messa in pratica dei temi di leggerezza portai avanti da G. tramite la copertura, realizzata a mezzo id una carena rovesciata e sorretta da un mikado di profilati in acciaio.
Il tema del recinto invece viene sostituito da un sagrato che tramite muri
Dettagli decorativi: Anche se non ostentati, ci sono elementi decorativi che richiamano la tradizione, come affreschi e stucchi. 


Domande

1- In che modo il disegno le ha permesso di sviluppare una comprensione così profonda del contesto territoriale nei suoi progetti? 

2- Durante un corso con il professor Purini, sono rimasto colpito dai suoi disegni, che riflettono un'energia espressiva nell'architettura, che credo trovi l’archetipo nei disegni   di Boulle e Laugier; poi confrontandomi con le sue opere ho potuto vedere che Purini non era assolutamente l’unico a ragionare in questi termini, questo mi ha fatto chiedere da dove derivasse questa "scuola". Infatti, nei corsi universitari, soprattutto odierni, Purini ci ha parlato di Sacripanti, questa dimensione non viene mai esplorata, eppure rimane lì. E più viene ignorata nelle aule più si sviluppa al i fuori di queste, in quell’informalità che secondo me è terreno fertile dell’arte.

3- Questa tendenza a minimizzare le decorazioni materiali per favorire una spiritualità più intima e spontanea è stata influenzata da richieste del Cardinal Montini? Ho notato infatti che altri interventi di questo filone, come la chiesa di San Francesco d’Assisi di Ignazio Gardella, la chiesa della Madonna dei Poveri di Figini e Pollini, e la chiesa di vetro di Mangiarotti e Morassutti, condividono una grande sperimentazione espressiva per raggiungere la sfera intima senza ricorrere a trasformare la chiesa in una galleria.



Enrica D'Addezio, Alessandro Cristoferi

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