Passa ai contenuti principali

Scacchiera+Bang




Zaha Hadid, Vitra Fire Station, Germany 1990-1994

Sintesi  sesta parte del libro "Architettura e Modernità- Dal Bauhaus di Gropius alla rivoluzione informatica di Ito" del Professore Antonino Saggio.

La sesta parte intitolata “Gli anni dei contesti e dei palinsesti" del libro Architettura e Modernità dal Bauhaus di Gropius alla rivoluzione informatica di Ito esplora gli anni Ottanta nell'architettura, segnati da una crescente attenzione al contesto urbano, sociale e naturale. In particolare, si analizzano i temi della stratificazione e della "tessitura", con un focus su come l'architettura interagisce con il paesaggio e la storia. L'anno simbolo di questo cambiamento è il 1978, con eventi che segnano un punto di svolta nella storia globale e nella pratica architettonica.

La mostra "Roma Interrotta" del 1978 rappresenta un momento cruciale, reinterpretando la Pianta di Nolli del 1748 per esplorare la fusione tra costruito e natura. Architetti come Paolo Portoghesi e Aldo Rossi partecipano a questo dibattito, affrontando il rapporto tra antico e nuovo e promuovendo una visione di Roma come una città stratificata, dove storia e architettura convivono. In questo contesto, l'architettura diventa un'arte che riflette la memoria storica e la necessità di reinterpretare il passato in una chiave moderna.

Nel resto d'Europa, come a Berlino, Parigi e Londra, emergono progetti che rispondono al contesto urbano specifico, mettendo in evidenza l'importanza di adattare l'architettura al luogo piuttosto che applicare modelli universali. Architetti come Eisenman, Gehry e Hadid introducono concetti come il "palinsesto", la valorizzazione degli spazi abbandonati e la "tessitura" per creare nuove connessioni tra l'architettura e il paesaggio urbano. Questi esperimenti anticipano una nuova stagione di ricerca architettonica incentrata sull'integrazione tra progetto e contesto.

All’interno del libro si esplora la visione teorica e progettuale di due architetti contemporanei: Peter Eisenman e Frank Gehry, evidenziando come entrambi abbiano affrontato la relazione tra contesto, spazio e forma in modi radicalmente diversi.

Peter Eisenman si distacca dal Post-moderno e adotta un approccio concettuale e astratto, dove l’architettura non è una replica estetica del passato, ma una riflessione critica e stratificata sulla storia e sul contesto. La sua architettura è un “sterramento archeologico”, che esplora e rivelando le tracce nascoste di strati precedenti. Eisenman crea spazi che raccontano storie attraverso forme complesse e griglie concettuali, come nel progetto per la Biennale di Venezia (1978) e l’IBA di Berlino, dove l’architettura si sviluppa come un palinsesto, priva di riferimenti estetici diretti al passato, ma con una profonda connessione al contesto urbano e alla memoria storica.



Eisenman, IBA Social Housing- Berlino, 1985, 

Frank Gehry, al contrario, esplora un’architettura più spontanea e discontinua. Con il concetto di "cheapscape", rifiuta l'idealizzazione razionale del paesaggio urbano, preferendo assemblare materiali poveri e informali per creare una nuova estetica che emula la vita quotidiana. La Casa a Santa Monica (1978) e il progetto di Edgemar Development (1984) sono esempi della sua inclinazione a rielaborare forme esistenti, creando spazi non convenzionali, spesso "infranti" da fenditure e trasformazioni che danno vita a un paesaggio urbano disorganizzato ma vibrante. Con la Scuola di Legge Loyola (1983), Gehry applica una logica simile, ma a un contesto istituzionale, disarticolando il programma in edifici distinti che creano un ambiente pubblico fluido e dinamico, in cui ogni parte contribuisce autonomamente al tutto.

 

Il concetto di contesto è fondamentale nell'architettura degli anni Settanta e Ottanta, in risposta alla crisi dell'urbanismo industriale. L'architettura funzionalista, con la sua indifferenza al contesto, è criticata, mentre autori come Robert Venturi, Peter Blake e Charles Jencks promuovono una visione inclusiva e storica, che abbraccia la pluralità dell'ambiente. Tuttavia, autori come Peter Eisenman adottano approcci più concettuali e astratti, come il "palinsesto", basato sulle stratificazioni storiche. Al contrario, Frank Gehry esplora il valore degli spazi marginali e il concetto di "cheapscape". Zaha Hadid, invece, concepisce l'architettura come parte di un paesaggio fluido e in evoluzione, in cui il contesto diventa una trama dinamica, integrando la forma architettonica e il paesaggio in un'unica unità.


Frank Gehry, Casa di Santa Monica, 1978

Nel suo lavoro, Hadid riprende le idee pittoriche di Paul Klee, creando una tessitura fluida di forme che si mescolano senza perdere coesione. La sua visione si concretizza in progetti come il Club Peak a Hong Kong, dove gli edifici si fondono con il paesaggio, abolendo la separazione tra costruito e naturale. Questo approccio si distingue da altri architetti contemporanei, poiché Hadid evita la sovrapposizione rigida, puntando su una continuità organica. La sua architettura promuove una nuova naturalezza, integrata nel contesto. Questa strada poi sarà molto popolare e seguita negli anni Novanta (Morphosis, Miralles maggiorni continuatori).


Zaha Hadid esplora anche il rapporto tra architettura e infrastrutture, come nel progetto della Stazione dei Pompieri Vitra, dove l'edificio si fonde con il paesaggio e l'infrastruttura, creando una nuova dinamica spaziale. In progetti come il blocco residenziale per l'IBA di Berlino, Hadid sfida le convenzioni urbanistiche e introduce una nuova interazione tra edifici e contesto urbano, dinamizzando l'ambiente circostante con soluzioni innovative e pragmatiche. Le sue opere ridefiniscono l'architettura come una parte integrante del paesaggio e dell'ambiente, dove energia, dinamismo e infrastruttura sono essenziali.

 

COMMENTO 

Negli anni Ottanta, l’architettura entra in una fase di profonda riflessione e sperimentazione, in cui il “contesto” assume un’importanza centrale. Questo decennio segna un passaggio dal Modernismo, spesso orientato all’astrazione e all’universalità delle forme, verso un approccio che vede l’architettura come strettamente connessa ai luoghi e alla loro storia. Il concetto di "contesto" non riguarda solo il rapporto fisico tra edifici e paesaggio, ma include anche aspetti culturali, sociali e ambientali, portando i progettisti a considerare l’architettura come un mezzo per dialogare con ciò che esiste e per valorizzare le specificità del luogo.



Questa stagione di sperimentazione porta alla nascita di un’architettura più inclusiva, che non si limita a imporsi con modelli universali, ma risponde alle condizioni uniche del luogo. Attraverso la valorizzazione degli spazi marginali, delle infrastrutture, delle tracce storiche e della topografia locale, l’architettura degli anni Ottanta anticipa una fase di progettazione più attenta e radicata nel territorio, in cui il progetto diventa una forma di rispetto e di dialogo con ciò che esiste. Questa attenzione al contesto prelude a un’epoca di maggiore consapevolezza ambientale e sociale nell’architettura, ponendo le basi per un rapporto rinnovato e sostenibile tra l’architettura e il mondo naturale e urbano.



SCACCHIERA+BANG 











Commenti

Post popolari in questo blog

Laboratorio di progettazione architettonica IV

 Il progetto 7X7 nasce con l'ambizione di riqualificare l'area adiacente a Porta Portese e alle Mura Gianicolensi, un contesto che, se da un lato è segnato da un profondo degrado, dall'altro vanta un inestimabile patrimonio storico-architettonico, finora poco valorizzato. L'idea è di ridare vita a quest'area, trasformandola in un polo culturale di rilievo attraverso la realizzazione di una biblioteca e di un'accademia per le arti. Il progetto prevede di riorganizzare l'area adottando una griglia modulare 7x7m utilizzata come base per la progettazione sia dell'edificio che del contesto urbano circostante. L'idea progettuale prevede la sostituzione del capanno dell'idrovolante con un ponte di grandi dimensioni, concepito per diventare un nuovo spazio pubblico che colleghi l'accademia alla biblioteca e offra un luogo di incontro e aggregazione a tutti i residenti del quartiere. Progetto realizzato da: D'Addezio Enrica e De Angelis Eleonora A

Compagni di strada

 I Progetto - Ortestad College, 3XN Apprendimento in movimento Comunicazione, interazione e sinergia “Può un edificio favorire il processo di apprendimento? II Progetto - Teatro dell'Opera di Oslo, Snohetta Metamorfosi Architettura come rinascita  III Progetto-  Guaimbê Building, São Paulo ,  Paulo Mendes da Rocha   IV Progetto-  La Città della Cultura di Galizia ,  Peter Eisenman Lavoro realizzato da Enrica D'Addezio e Alessandro Cristoferi 

Imprinting

  Sono nata a Pescasseroli, un piccolo gioiello incastonato nell'Alta Valle del Sangro, a circa 1200 metri sul livello del mare. Questo borgo, adagiato in una conca tra montagne maestose, è da sempre considerato la capitale storica del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. A Pescasseroli il tempo sembra scorrere con un ritmo diverso. Circondati da boschi centenari che profumano di resina e muschio, e da panorami mozzafiato che si perdono all'orizzonte. Ogni mattina, il canto degli uccelli ci sveglia e l'aria fresca di montagna ci invoglia a esplorare i sentieri che si snodano tra faggi secolari e prati verdi. Ogni foglia, ogni insetto, ogni montagna è per noi un tesoro inestimabile, un tassello fondamentale di un mosaico vivente. Fin da bambini, abbiamo imparato a convivere in armonia con la flora e la fauna locale, imparando a riconoscere le tracce dell'Orso Marsicano, a seguire il volo maestoso del falco pellegrino e ad ascoltare il bramito del cervo durant